Una delle ipotesi più accreditate sull’eziopatogenesi della AVB è quella di un danno iniziale in epoca pre o perinatale seguito da una risposta infiammatoria non controllata rivolta verso l’epitelio biliare, risultante in un danno progressivo e in una obliterazione dei dotti biliari con cirrosi secondaria.
Sono state proposte diverse ipotesi, ma ad oggi il fattore eziologico, cioè la causa scatenante questa cascata di eventi resta sconosciuta, così come poco chiarito è il meccanismo patogenetico.
Certamente le due forme cliniche di AVB, embrionale/fetale (sindromica) da una parte e perinatale (non sindromica) dall’altra, vedono giocare fattori diversi.
Forma embrionale/fetale
Forma perinatale o acquisita
Molteplici sono i campi di ricerca che sono stati battuti alla ricerca di una causa dell’AVB, ma le ipotesi più studiate sono:
- Un’ipotesi malformativa
- Un’ipotesi virale
- Un’ipotesi immunitaria
Ipotesi malformativa
Tan, confrontando l’aspetto microscopico delle vie biliari alla porta hepatis nel feto di 10-12 settimane e nei pazienti con AVB, ha rilevato notevoli similitudini: da qui l’ipotesi che alcuni casi di AVB possano derivare da alterazioni nel processo di rimodellamento dei dotti biliari o dalla mancata o alterata congiunzione delle primitive vie biliari intraepatiche con quelle extraepatiche.
La persistenza di dotti biliari primitivi di tipo fetale determinerebbe stravaso di bile soprattutto a livello della porta hepatis già a partire dall’inizio della secrezione biliare (12a-13a settimana), con conseguente reazione infiammatoria.
Ruolo dei virus
Per la prima volta nel 1974 Landing propose che l’AVB potesse essere determinata da infezioni virali del fegato e della via biliare; più di recente questa ipotesi è stata supportata da una serie di sperimentazioni su modelli murini. Molti virus sono stati proposti nell’eziologia dell’AVB, ma l’attenzione si è concentrata su reovirus, rotavirus e CytoMegaloVirus (CMV). L’interesse sui reovirus deriva dall’osservazione che topi infettati con questo virus, sviluppano un quadro clinico simili ai pazienti con AVB. Tuttavia, studi sull’uomo hanno dato risultati contrastanti.
Nel 1993 Riepenhoff-Talty per primo descrisse due ceppi di rotavirus che replicavano nel fegato e nelle vie biliari del topo determinando colestasi. In seguito Mack dimostrò che i topi di un giorno infettati con il ceppo Rhesus RotaVirus (RRV) sviluppavano ittero in una settimana e ostruzione biliare e infiammazione portale entro due settimane, nonostante l’eliminazione del virus.
Un recente studio cinese ha identificato il DNA del CMV nel 60% dei pazienti con AVB; Fischler ha dimostrato una elevata prevalenza di anticorpi anti-CMV in madri di pazienti con AVB, alti livelli di IgM anti-CMV nei pazienti e un abbondante deposito di immunoglobuline nella membrana canalicolare degli epatociti in pazienti con AVB e infezione da CMV.
Ruolo della risposta immunitaria
Indipendentemente dal fattore scatenante iniziale, numerose evidenze indicano l’attivazione della risposta immunitaria come fattore chiave nel danno alle vie biliari.
All’inizio degli anni ’80 alcuni Autori avevano dimostrato la presenza di depositi di immunoglobuline lungo la membrana basale dell’epitelio dei dotti biliari nei pazienti con AVB, ponendo l’attenzione sul ruolo dei linfociti B e dell’immunità umorale.
Attualmente la maggior parte degli studi si è concentrata sul ruolo che possono avere i linfociti di tipo T CD4+ e CD8+ presenti negli spazi portali, che producono citochine Th1, e le cellule di Kupffer (macrofagi residenti) che producono TNF-α (Tumor necrosis factors).
La citochina Th1, giocherebbe un ruolo essenziale nel reclutamento delle cellule immunitarie, nella deposizione di matrice extracellulare e nella fibrosi. Inoltre, recentemente è stato ipotizzato che un deficit di linfociti T regolatori (Treg), sarebbe responsabile del mancato controllo dell’attivazione infiammatoria, che risulterebbe eccessiva, con conseguente esacerbazione del danno biliare.
Oggi si pensa che l’AVB presenti sicuramente una eziologia multifattoriale, ossia che più fattori giochino un ruolo determinante, che come ultimo risultato porta alla malformazione delle vie biliari.